Carlo Carrà (Quargnento, 1881 – Milano, 1966) è stato un pittore italiano. Di umili origini, l'inclinazione alla pittura si è manifestata da quando Milano iniziò ad applicarla all'industria all'École des Beaux-Arts. Leggi la biografia completa
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Carlo Carrà (Quargnento, 1881 – Milano, 1966) è stato un pittore italiano. Di umili origini, l'inclinazione alla pittura si è manifestata da quando Milano iniziò ad applicarla all'industria all'École des Beaux-Arts. Viaggi a Londra e Parigi (1900-05), conoscenza dei maestri, vicinanza ai circoli anarchici, desiderio di rivincita sociale: tutte caratteristiche di questi anni, culminati con l'ammissione all'Accademia di Brera. Fu qui che conobbe Boccioni, che soprattutto diede energia alla sua breve stagione di puntinismo. In un clima di ribellione al regionalismo dell'arte italiana, Carla - insieme a Boccioni, Marinetti e Russolo - redige un manifesto (1909) per i giovani artisti esortandoli ad adottare un nuovo linguaggio espressivo. Nacque così il "Manifesto della Pittura Futurista" che Severini e Barra immediatamente seguirono. La rivista Lacerba, con la quale collabora, ne diventa il volto: i suoi dipinti, espressi in immagini in movimento, mirano a restituire il senso del movimento e a dissipare le leggi di gravità degli oggetti attraverso il colore. La separazione avvenne nel 1916: un impegno più strutturato e lineare con la realtà; soprattutto, una dolorosa esperienza di guerra che lo allontanò definitivamente dall'ideologia futuristica dell'anarchismo. Durante il ricovero di Ferrara conosce De Chirico, Savinho e Depicis, con i quali definisce i principi teorici della metafisica (1917): le sue figure assumono ben presto il famoso Sesso eterno, identificato da semplici messe immerse in una fissa atmosfera poetica. Negli ultimi anni con la rivista romana Valori Plastici. Infine, abbandona anche la metafisica (1922) spinto dalla ricerca del rapporto tra natura ed essere umano, che significa "piena identificazione", garantita solo dal ripristino del linguaggio figurativo di Giotto e Masaccio. Condividere possiedi un'opera